“I barboni sono randagi scappati dalle nostre case, odorano dei nostri armadi, puzzano di ciò che non hanno, ma anche di tutto ciò che ci manca. Perché forse ci manca quell’andare silenzioso totalmente libero, quel deambulare perplesso, magari losco, eppure così naturale, così necessario, quel fottersene del tempo meteorologico e di quello irreversibile dell’orologio.” Questa una dichiarazione di Margaret Mazzantini, in un’intervista di qualche anno fa per la presentazione del suo libro “Zorro”.
Questo concetto è condiviso dal TIM che presenta con questo spettacolo una storia di strada poetica e cruda, che a tratti sa suscitare un riso amaro.
Uno spettacolo, che per la compagnia è un ritorno al dialetto, fatto con l’intenzione dimostrare che è una lingua viva, non relegabile alle sole caricature teatrali e alla vicende paradossalmente comiche.
L’intento è quello di dare l’opportunità al pubblico di assaporare in tutti i suoi lati emozionali la nostra lingua che nell’immaginario collettivo ha perso la sua carica emotiva. Come con qualsiasi lingua, anche col dialetto trentino, si può ridere, piangere, trattare argomenti leggeri o scendere nei meandri più intimi dell’uomo e raccontarne le emozioni.
Provare per credere!
Lo spettacolo, in forma di monologo, è in atto unico di 75 minuti.
Pio Moser Moro
luci e musiche di Nicola Merci e Andrea Volani
costumi del T.I.M. – Teatro Instabile di Meano
scenografie di Paolo Nones
Regia di Sergio Bortolotti
Per la messa in scena dello spettacolo sono necessarie almeno le seguenti caratteristiche:
- misure minime palcoscenico: larghezza 6 m, profondità 6 m
- quadratura nera (fondale e quinte)
- spazi retro quinta ampi e passaggio posteriore al fondale
- graticcio o soffitta attrezzata e accessibile (altezza minima graticcio 4,5 m)
- potenza minima impegnata 10 kW
- n° 1 presa CEE pentapolare rossa da 380 V – 32 A (3 fasi+neutro+terra)
- n° 2 prese CEE tripolari blu da 220 V – 16 A (2 poli+terra)