Il progetto
Il T.I.M. (Teatro Instabile di Meano) dopo “Il fosso” e “Merica, Merica”, prosegue rappresentando il tema delle barriere e dei limiti umani con un lavoro di ricerca e verifica delle reazioni del pubblico di fronte a costrizione e allontanamento dalla vita. “Fiori recisi” segna un dramma e ne suggella il suo epilogo roteando intorno agli involucri scarni di persone senza più realtà, che rievocano un quotidiano già vissuto e ridotto a sogno-incubo: unico filo sdrucito a cui appigliarsi prima di deporre l’abito umano su un mucchio di crisalidi disossate da ogni ragionevole scheletro di sentimento. Con uno stile asciutto e deciso, sfuggendo ogni retorica e i più comuni riferimenti a nazioni e poteri, intende comunicare allo spettatore lo straniamento, la distanza e l’apatia che i luoghi della memoria recano ancora oggi a chi li visita, per tentare un coinvolgimento di compartecipazione del dolore vissuto.
Molto chiari gli intenti dell’autore che dopo circa un mese dalla visita al Museo del Deportato di Carpi (Modena), ha risposto ad un moto interiore di ribellione, dando vita alle voci lacere e sconnesse di sei simulacri interpretati da altrettanti attori.
L’opera e l’autore
“Fiori recisi” propone, attraverso la rievocazione di drammi personali, una riflessione sull’esercizio del dominio dell’uomo sull’uomo.
Vittime e carnefici non sono precisamente individuati, e anche i nomi dei personaggi, ora comuni ora insoliti, non legano la vicenda ad un tempo o ad un luogo definiti. Sul palco, al posto dei bollettini che enumerano le vittime e ne restituiscono il totale, prendono confusamente forma le vicende di sei deportati, sei sogni interrotti: ciascuno con il suo nome.
Il testo presenta nella sua stessa stesura e in modo semplice e disarmante questo senso di “amputazione”, e trasmette efficacemente l’urgenza di ricordare e la necessità di ripartire da una prospettiva di rispetto della persona.
Claudio Quinzani, nato a Merano e residente ad Arco, ha scritto “Fiori recisi” nel 1998, di getto, durante un viaggio in treno a circa un mese di distanza dalla visita al “Museo del deportato” di Carpi in provincia di Modena.
A destinazione l’autore si è imbattuto in una fioreria: l’indicazione classica e convenzionale “FIORI RECISI” gli ha suggerito il titolo del lavoro.
Attratto dalle rappresentazioni del T.I.M. e dal suo modo di affrontare i temi trattati, l’autore ne ha interpellato il regista e dalla felice collaborazione con l’intero gruppo è nato lo spettacolo.
“Fiori recisi” è stato rappresentato al pubblico per la prima volta a Stenico il 29 luglio 2001.
La durata dell’intero spettacolo, che fa leva sull’uso appropriato delle luci è di 50 minuti, senza intervallo.
I personaggi e gli interpreti
Kristian Civetta nel ruolo di Mario, vedovo di Zelinda e marito di Maria
Simona Maccari nel ruolo di Arianna, fidanzata di Giovanni
Sara Martinelli nel ruolo di Maria, madre di Arianna
Sergio Bailo nel ruolo del padre di Aldo
Roberto Volcan nel ruolo di Aldo
Claudio Quinzani nel ruolo del professore
Nicola Merci, tecnico audio
Andrea Volani, tecnico luci
Paolo Nones, scenografo
Regia di Sergio Bortolotti